Norme
per i collaboratori
- Nome e cognome dell'autore
- Titolo dell'opera
- Atti di convegni
- Nome e cognome del curatore
- Note tipografiche
- Altre note
- Opere e autori citati più volte
- Opere straniere
- Opere antiche a stampa
- Manoscritti
- Archivi e biblioteche
- Voci di enciclopedie e dizionari
- Tesi di laurea
- Articoli di periodici
- Ordine delle citazioni
- Brani riportati nel testo
- Spaziatura
- Uso delle virgolette
- Uso dei trattini
- Formato dei testi e supporti
Citazioni bibliografiche
1) NOME E COGNOME DELL’AUTORE
Si indicano con l’iniziale del nome, puntata, seguita dal cognome in maiuscoletto. Se gli autori sono più di uno, si danno
nell’ordine in cui compaiono sul frontespizio, separati tra loro da una virgola, per evitare confusioni con gli autori che hanno cognome doppio già con il trattino (es.: D.
HERLIHY, C. KLAPISCH-ZUBER). Nel caso di più di tre autori, si dà direttamente il titolo del libro, mai
l’indicazione AA.VV. Se
l’autore è un ente o un istituto, il nome si dà per esteso, in maiuscoletto (es.:
MINISTERO PER I BENI CULTURALI E
AMBIENTALI, L’Archivio di Stato di
Bologna, a cura di I. ZANNI ROSIELLO).
2) TITOLO DELL’OPERA
Si separa dall’autore con una virgola e si dà sempre in corsivo, anche se si tratta di un saggio in un volume collettaneo o del capitolo di un libro.
3) ATTI DI CONVEGNI
Si usa il corsivo, oltre che per il titolo, anche per la località e la data del convegno, quando questi ultimi fanno parte del frontespizio; diversamente vanno in tondo (es.:
Religiosità e società in Valdelsa nel basso medioevo. Atti del convegno di San Vivaldo, 29 settembre
1979; ma ISTITUTO NAZIONALE DI STUDI SUL
RINASCIMENTO, Il tumulto dei Ciompi. Un momento di storia fiorentina ed
europea, Atti del convegno internazionale di Studi, Firenze, 16-19 settembre 1979).
4) NOME E COGNOME DEL CURATORE
L’iniziale del nome, puntata, ed il cognome, in maiuscoletto, si collocano dopo il titolo, preceduti dalla locuzione a cura di in tondo (es.: G.
BOCCACCIO, Decameron, a cura di V. BRANCA). Per le opere collettanee e gli atti dei convegni il curatore può essere collocato prima del titolo, seguito dalla locuzione a cura di tra parentesi tonde (es.: G. C.
GARFAGNINI (a cura di), Callimaco esperiente). Anche per il prefatore e
l’introduttore si danno l’iniziale del nome e il cognome in maiuscoletto. Se però si cita in particolare la prefazione (o
l’introduzione), il prefatore (o l’introduttore) si dà all’inizio (es.: D.
CANTIMORI, Prefazione a R. DE
FELICE, Storia degli ebrei italiani sotto il
fascismo).
5) NOTE TIPOGRAFICHE
Si danno in tondo dopo il titolo nella lingua in cui figurano sul frontespizio e nel seguente ordine: luogo, editore (indicato con il solo cognome), anno, separando i diversi elementi con una virgola. Se però non si indica
l’editore, fra luogo e anno non si mette la virgola. Se il luogo non è conosciuto si usa s.l.; se non è conosciuto
l’anno si usa s.d.; se non si conosce nessun elemento delle note tipografiche si usa s.n.t. Per edizioni successive alla prima si dà il numero
dell’edizione in esponente (es: U. CASSUTO, Gli ebrei a Firenze
nell’età del Rinascimento, Firenze, Olschki, 19655).
6) ALTRE NOTE
Per le opere in più volumi o tomi pubblicati in anni diversi, si indicano le date estreme in tondo, separate da un trattino, e il numero dei volumi
o tomi seguito da voll. o tt. (es.: E.
REPETTI, Dizionario geografico, fisico, storico della
Toscana, Firenze 1833-1846, 6 voll.). Se però si cita un solo volume, dopo il titolo
dell’opera si indica il numero romano del volume citato, l’eventuale titolo particolare in corsivo e le note tipografiche riferite soltanto a questo (es.: E.
CONTI, La formazione della struttura agraria moderna nel contado
fiorentino, III/2, Monografie e tavole statistiche (secoli XV-XIX), Roma, Istituto Storico Italiano per il Medioevo, 1965).
Per le ristampe anastatiche si indicano le note tipografiche dell’originale e poi, tra parentesi, quelle della ristampa precedute
dall’abbreviazione rist. anast.; es.: L. PECORI, Storia della terra di San
Gimignano, Firenze 1853 (rist. anast., Roma 1975).
Se il volume fa parte di una collana, il nome di questa, in tondo, va indicato dopo
l’anno di edizione, fra parentesi tonde e senza virgolette. Il numero progressivo in cifre arabe segue il nome della collana, separato da una virgola; es.:
Documenti dell’antica costituzione del Comune di Firenze, a cura di P.
SANTINI, Firenze 1889 (Documenti di storia italiana, 10).
Il numero delle pagine o delle colonne si riporta in cifre romane o arabe, come è nel testo e si fa precedere
dall’abbreviazione p. o pp.; col. o coll. Le pagine di un intero saggio si indicano con i numeri estremi separati da un trattino (es.: pp. 131-167 e non 131-67). Lo stesso, per le pagine a cui si riferisce la citazione, se sono continue; altrimenti si indicano le singole pagine, separate da virgole (es.: pp. 3, 5, 8); per un numero imprecisato di pagine si indica la prima seguita da sgg. Quando il riferimento è localizzato in più punti si usa
passim. Se si cita un volume in generale non si dà il numero delle pagine o delle colonne. Per le tavole si usa
l’abbreviazione tav. o tavv., seguita dal numero in cifre romane o arabe, come nel testo.
7) OPERE E AUTORI CITATI PIÙ VOLTE
Nelle citazioni successive di una stessa opera si ripete il cognome
dell’autore e le prime parole del titolo seguite dall’abbreviazione cit. in tondo (non preceduta dalla virgola) e dal numero delle pagine che si vogliono citare (es.:
CACIAGLI, La lotta politica in Valdelsa cit., pp. 15-19).
Quando la seconda citazione segue immediatamente la prima, si usa Ivi in corsivo e con iniziale maiuscola, seguito dal numero delle pagine citate. Se queste sono le stesse della citazione precedente basta
Ibidem, sempre in corsivo. Se le predette abbreviazioni sono usate
all’interno della stessa nota, si scrivono con iniziale minuscola, sempre in corsivo.
I titoli lunghi di opere spesso citate si possono abbreviare anche alterandoli, purché dopo la prima citazione si usi, tra parentesi tonde, la locuzione da ora, seguita dal titolo abbreviato; es.: S.
ISOLANI, Storia politica e religiosa dell’antica comunità e potesteria di Gambassi
(Valdelsa), Castelfiorentino, Tipografia Giovannelli e Carpitelli, 1924 (da ora
ISOLANI, Gambassi).
Se si citano saggi diversi da una stessa opera miscellanea, la prima volta si dà il titolo del saggio seguito da virgola e da in (in tondo) e dal titolo completo
dell’opera: il titolo del secondo saggio sarà seguito da ivi se segue immediatamente il precedente, altrimenti dal titolo
dell’opera nella forma abbreviata e dal numero delle pagine (ess.: E. GARIN,
Echi del tumulto dei Ciompi nella cultura del Rinascimento, in Il tumulto dei Ciompi. Un momento di storia fiorentina ed
europea, Firenze, Olschki, 1981, pp. V-XXII; V. I. RUTENBURG,
I Ciompi nel 1378, ivi, pp. 1-11; in citazione non consecutiva: H.
HOSHINO, La produzione laniera nel Trecento a
Firenze, in Il Tumulto dei Ciompi cit., pp. 48-58).
Nel caso che alla citazione di un’opera di un autore segua immediatamente la citazione di
un’altra opera dello stesso autore, invece di ripeterne il nome, si usa
ID. o EAD. in maiuscoletto (es.: G.
PINTO, Il libro del Biadaiolo. Carestia e Annona a Firenze dalla metà del
’200 al 1348, Firenze, Olschki, 1978; ID., La toscana nel tardo medioevo. Ambiente, economia rurale, società, Firenze, Sansoni, 1982).
Nel citare un saggio già pubblicato in un volume e ripubblicato in un altro, dopo le consuete indicazioni relative al primo volume si usa
l’abbreviazione rist. in (in tondo) seguita dal titolo completo del nuovo volume (es.: E.
FIUMI, La popolazione del territorio volterrano-sangimignanese ed il problema demografico
dell’età comunale, in Studi in onore di Amintore Fanfani, Milano 1961, I, pp. 249-290, rist. in
ID., Volterra e San Gimignano nel medioevo, raccolta di studi a cura di G.
PINTO, San Gimignano, Cooperativa Nuovi Quaderni, 1983, pp. 127-158).
8) OPERE STRANIERE
Si danno il titolo e le locuzioni a cura di e simili in lingua originale, come da frontespizio. Le indicazioni tratte da altre parti del libro si danno in italiano, tra parentesi quadre. Il luogo
dell’edizione va in lingua originale mentre pp., sgg., voll., tt. si danno in italiano. Le maiuscole si danno come compaiono sul frontespizio (es.:
Studying Medieval Women, edited by N. F. PARTNER, Cambridge (Massachusetts), The Medieval Academy of America, 1993). Se invece si cita la traduzione italiana, ci si attiene alle regole generali, facendo precedere le note tipografiche dalla locuzione trad. it. (es.: F.
BRAUDEL, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, trad. it., Torino, Einaudi, 1976). In questo caso, si può aggiungere anche il titolo originale; es.: W.
SCHIRER, Storia del Terzo Reich, trad. it., Torino, Einaudi, 1962, 2 voll. (tit. orig.:
The Rise and Fall of the Third Reich).
9) OPERE ANTICHE A STAMPA (SECC. XV-XVIII)
Il nome dell’autore si riporta nella forma che compare sul frontespizio in maiuscoletto (es.:
De origine et causa pestis patavinae ... per BASSIANUM
LANDUM).
Se è in genitivo e precede il titolo, non lo si separa da questo con virgola (es.:
CALLIMACHI EXPERIENTIS [PHILIPPI
BONACCORSI] Carmina). Se non figura nel frontespizio, ma in altre parti del libro, lo si riporta senza parentesi quadre, che verranno invece usate qualora lo si ricavi da fonti esterne. Il titolo si può abbreviare, segnalando
l’abbreviazione con tre puntini. Le note tipografiche si danno nella forma e nella lingua del frontespizio,
l’anno in cifre arabe, anche quando è reso diversamente.
10) MANOSCRITTI
L’autore si cita nella lingua del manoscritto, indicando per esteso in maiuscoletto il nome, il cognome e
l’eventuale appellativo patronimico o di origine (es.: BERNARDINUS
TELESIUS, JOHANN MÜLLER,
FRANCESCO DA BARBERINO, etc.), o solo il nome, quando
l’autore è conosciuto solo con quello (es.: BEDA,
IRNERIUS). I santi e i papi si citano col loro nome (es.: S.
HIERONIMUS, PAULUS PP. VI). Se
l’autore è supposto, si mette tra parentesi quadre. Il titolo, che può essere abbreviato, va in corsivo. Segue poi, in maiuscoletto, il nome
dell’ente che conserva il manoscritto, il nome del fondo in corsivo, la segnatura in tondo ed il numero delle carte (ess.:
LAURENTII BONINCONTRII, Annales,
BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE
DI FIRENZE, Magliab.- Strozziano, XXV, 559, cc.
3v-4r).
11) ARCHIVI E BIBLIOTECHE
L’ente (archivio o biblioteca) in cui è conservato il documento o manoscritto da cui si fa la citazione, si dà in maiuscoletto: per esteso la prima volta e poi in forma abbreviata. Le abbreviazioni si possono
riportare o
all’inizio dell’articolo o dopo la prima citazione, indicandone, tra parentesi tonde, la sigla, preceduta dalla locuzione da ora. Si tenga presente che Archivio Centrale dello Stato si abbrevia ACS; Archivio di Stato, Archivio Comunale, Archivio Storico Comunale, Archivio Vescovile, Archivio Arcivescovile, rispettivamente con
AS, seguito dalla sigla automobilistica in maiuscoletto, AC, ASC, AV, AA,
seguiti
dall’iniziale della località; ess.: ARCHIVIO DI STATO
DI FIRENZE (da ora ASFI), ARCHIVIO
COMUNALE DI CASTELFIORENTINO (da ora ACC),
ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI
SAN GIMIGNANO (da ora ASCSG),
ARCHIVIO VESCOVILE DI VOLTERRA (da ora AVV),
ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI LUCCA (da ora AAL). Il nome della località si dà invece in tondo per gli archivi privati e per le biblioteche, quando non faccia parte del nome della biblioteca stessa; ess.:
ARCHIVIO GUICCIARDINI, Firenze (da ora AGF);
BIBLIOTECA MEDICEA LAURENZIANA, Firenze (da ora BMLF); ma
BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE
DI FIRENZE (da ora BNCF).
Per la citazione dei fondi archivistici o bibliografici attenersi fedelmente alla denominazione che compare sui cataloghi e sugli inventari.
Il fondo (pure abbreviabile come detto di sopra), la serie e le eventuali ripartizioni vanno in corsivo, separati tra loro da virgole e ciascuna con iniziale maiuscola, mentre le indicazioni
dell’unità archivistica (filza, busta, inserto) e l’eventuale citazione di una data vanno in tondo, sempre separate da virgola. Se di
un’unità archivistica si riporta il titolo o l’oggetto, questo va tra virgolette basse
« ».
Il numero della carta o della pagina va in tondo, preceduto dall’abbreviazione c. o cc.; p. o pp.
L’eventuale indicazione r (per recto) o v (per verso) va in corsivo, senza lasciare spazio e sul rigo, es.: c.
23r; cc. 2v-3r; c. 18 (e non c. 18r-v).
Ess.: ARCHIVIO DI STATO DI
SIENA (da ora ASSI), Archivio del Comune di Colle (da ora
Colle), 63, c. 6v; ARCHIVIO DI
STATO DI FIRENZE (da ora
ASFI),
Diplomatico, Comunità di Colle (da ora Dipl., Colle), 1207 maggio 23;
ASFI,
Prefettura, Affari segreti (1849-1864), filza 20, affare 60
«Sequestro di giornali».
Se si pubblica il testo di un documento, la didascalia deve comprendere
sinteticamente: tipo del documento, autore o mittente, destinatario, data topica e cronica (riportando,
nell’ordine, anno, mese e giorno per i documenti medievali; all'inverso
per quelli moderni). La segnatura va collocata di seguito, tra parentesi tonde, seguendo le regole già indicate; es.: Atto di sottomissione degli uomini di Gambassi al Comune di San Gimignano, Gambassi, 1268 dicembre 7
(ASFI,
Diplomatico, Comunità di San Gimignano); Telegramma di
Lanza a Lamarmora, 23 ottobre 1870 (ASFI, Prefettura, Gabinetto,
b. 32, fasc. 113).
12) VOCI DI ENCICLOPEDIE E DIZIONARI
Si danno autore e titolo della voce, secondo le norme consuete, seguiti dal titolo
dell’enciclopedia o del dizionario, preceduto da in e dall’indicazione del volume, delle relative note bibliografiche e delle pagine o colonne estreme in cui è compresa la voce (es.: C.
GRAYSON, Lorenzo Bonincontri, in Dizionario Biografico degli
Italiani, XII, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1970, pp. 209-211).
13) TESI DI LAUREA
Dopo il nome e il cognome dell’autore e il titolo, che si riportano con le stesse norme usate per i libri, si aggiunge: Tesi di Laurea, il nome del relatore, la facoltà e
l’anno accademico in cui la tesi è stata discussa (es.: S. BORGHINI,
Società e proprietà a Castelfiorentino secondo i catasti agrari del
Quattrocento, Tesi di Laurea, rel. Prof. G. Pampaloni, Facoltà di Magistero
dell’Università di Firenze, a.a. 1983-1984).
14) ARTICOLI DI PERIODICI
La citazione di un saggio apparso in un periodico deve comprendere,
nell’ordine, i seguenti elementi: autore (secondo le norme indicate al n. 1), titolo del saggio (in corsivo), titolo per esteso del periodico (in tondo, fra virgolette basse
« » e preceduto da virgola, mai da in), numero dell’annata (in cifre romane), corrispondente anno solare (in cifre arabe e fra parentesi tonde), numero del fascicolo, numeri estremi delle pagine. Non vanno citati né luogo di stampa né editore: è consentito invece abbreviare per sigla il nome della rivista, dandolo tra virgolette basse (es.:
«MSV»), sciogliendo la sigla all’inizio del testo o indicandola dopo la prima citazione e facendola precedere dalla locuzione da ora). Se si tratta di numero monografico con titolo specifico, questo va inserito dopo il numero della rivista, tra parentesi, in corsivo, preceduto
dall’abbreviazione num. mon., es.: L. ROMBAI, Paolo dal Pozzo Toscanelli e la cosmografia del XV
secolo, «Miscellanea Storica della Valdelsa», XCVIII (1992), 3 (num. mon.,
Dalla Valdelsa alle Indie. Cartografi, geografi e scopritori), pp. 173-188.
Se si cita un estratto, dopo l’autore e il titolo del saggio si usa la locuzione estratto da, seguita dai dati relativi al periodico secondo le regole sopra indicate e se la paginazione ricomincia da uno, si cita quella
dell’estratto.
Nelle citazioni da quotidiani al nome dell’autore e al titolo dell’articolo si fanno seguire il titolo del
giornale tra virgolette basse e la data (giorno, mese in forma abbreviata, anno) della pubblicazione. Se un saggio già pubblicato in una rivista viene ripubblicato in volume, si citano, dopo le indicazioni relative alla prima pubblicazione, i dati della seconda preceduti da rist. in.
15) ORDINE DELLE CITAZIONI
Se in una nota si susseguono più citazioni si mettono in ordine cronologico di edizione separate da un punto e virgola.
All’interno di una stessa citazione non si dovrà mai andare a capo. Per il rinvio a note precedenti o seguenti si usa rispettivamente v.
supra e v. infra, seguito dal numero della nota.
16) BRANI RIPORTATI NEL TESTO
I brani di altri autori riportati testualmente, in qualunque lingua siano, vanno riportati in tondo tra virgolette basse, mentre le parole in lingua diversa
dall’italiano riportate nel testo, ma che non sono citazioni testuali, vanno in carattere corsivo (es.: la
Koinè linguistica del IV secolo; l’intero corpus del diritto civile, etc.). Per indicare
un’omissione all’interno di una citazione si mettono tre puntini tra parentesi quadre […] e sempre tra parentesi quadre anche eventuali integrazioni al testo citato. Se il brano citato supera le 3-4 righe va in corpo più piccolo, andando a
capo fra virgolette basse. Nel caso di citazione nella citazione va usato un tipo diverso di virgolette (es.:
«Lo Spirito Sancto parla per la bocha del propheta dicendo “Declina a malo et fac bonum”»). I richiami alle note a piè di pagina sono sempre indicati in esponente senza parentesi. Una eventuale nota relativa al titolo del contributo va indicata con asterisco. I versi, quando non siano riportati in colonna al centro della pagina, si dividono mediante barra inclinata /. Lo stesso segno si usa per indicare la divisione delle righe nelle pergamene. Nei codici il cambio di carta va indicato facendo seguire alla barra, in corsivo e tra parentesi quadre, il numero delle carta successiva (es.: … dalla festa di sancto Francesco in sino
/[c. 22r] alla Resurrectione …).
Criteri di trascrizione dei documenti e dei manoscritti
La trascrizione del testo di documenti o manoscritti in latino o in volgare deve essere il più possibile aderente alla grafia usata nel testo (ad es. si mantengono il nesso æ, la ç e la y) con le seguenti eccezioni:
- la j si trascrive con i, salvo se si trova all’ultimo posto in un numero romano;
- la u con valore consonantico si rende con la v;
- la separazione delle parole deve seguire l’uso moderno.
Le maiuscole si danno secondo l’uso moderno, riservandole ai nomi propri,
all’inizio del testo dopo un punto, ai nomina sacra (Dio, Gesù, Spirito Santo, etc.), agli ordini religiosi o cavallereschi, alle varie magistrature comunali, alla parola santo, quando designa una località o un edificio (chiesa, mulino, etc.), ma non se designa una persona, alle feste, a
Chiesa e Impero, quando designano le omonime istituzioni universali.
Gli accenti, gli apostrofi, la punteggiatura e i segni diacritici si danno secondo
l’uso moderno.
Le cifre si trascrivono in caratteri romani o arabi, secondo come compaiono nel testo, e si pongono fra punti (es. .xviij.; .18.).
Le abbreviazioni si sciolgono senza alcuna segnalazione particolare, a meno che non vi sia ambiguità di scioglimento: in tal caso si sciolgono tra parentesi tonde (
).
Le lacune nel testo si segnalano fra parentesi quadra [ ] se si
tratta di guasti meccanici (macchie, scolorimento dell’inchiostro, lacerazioni);
le eventuali integrazioni del curatore, per lapsus o errore del copista,
fra parentesi angolari .
Le parole in caratteri cancellereschi allungati, tipiche delle bolle papali, si fanno precedere e seguire da tre asterischi sovrapposti.
Consigli per chi usa il personal computer
1) SPAZIATURA
Separare le parole con un solo spazio.
Non inserire nessun spazio:
- tra un segno di punteggiatura e la parola che lo precede;
- tra l’apertura di una parentesi e la parola che segue e tra la chiusura di una parentesi e la parola che precede.
Fare attenzione a non lasciare doppi spazi: eventualmente usare il comando di sostituzione automatica alla fine del lavoro per sostituire uno spazio semplice a tutti gli spazi doppi lasciati per errore.
2) USO DELLE VIRGOLETTE
Il PC consente l’uso di tre tipi di virgolette: le virgolette semplici alte
‘
’ si usano per evidenziare nel testo singole parole; quelle doppie alte
“
” per citazioni all’interno di altre citazioni; le virgolette basse, dette anche
‘sergentate’
« » (che si generano premendo il tasto Alt assieme a 174 o 175 del tastierino numerico), per racchiudere citazioni, per indicare il titolo di riviste.
3) USO DEI TRATTINI
Il tratto breve - serve a unire le diverse parti di una parola composta o di un doppio
cognome; il tratto lungo —
per distinguere le battute di un dialogo o separare un inciso dal resto della frase.
4) FORMATO DEI TESTI E SUPPORTI
I testi devono essere redatti con programmi di videoscrittura
PC o MAC compatibili, preferibilmente PC nei formati .RTF, .DOC oppure
.TXT.
Il materiale consegnato deve essere registrato su uno dei seguenti supporti:
Floppy Disk da 3½ oppure Compact Disk.
In alternativa, i testi possono essere inviati a uno dei seguenti indirizzi
di posta elettronica:
- miscellanea@alice.it
- franco.ciappi@tin.it

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